A Palermo, nel mese di luglio, si allestisce il Festino di Santa Rosalia, una delle celebrazioni siciliane che l’Istituto centrale per la demoetnoantropologia (IDEA) riconosce come patrimonio immateriale d’Italia.
L’origine del Festino di Santa Rosalia risale all’anno 1624, in cui una nave fu fatta attraccare al porto di Palermo, con la nave però giunse anche una violenta pestilenza, che le invocazioni alle sante protettrici Sant’Agata, Santa Cristina, Santa Ninfa e Sant’Oliva non riuscirono ad arrestare.
Negli anni il festino si è andato arricchendo di significati, anche profani, di coreografie e scenografie che mantengono comunque sempre una fortissima simbologia legata alla tradizione ed al culto religioso.
Le reliquie sono custodite nel Palazzo Arcivescovile, all’interno di uno scrigno in argento e vetro, e ogni anno vengono fatte sfilare in processione in ricordo del miracolo compiuto da Santa Rosalia. Con il passare degli anni, il percorso della processione è divenuto sempre più lungo e complesso, giungendo a coinvolgere numerose confraternite e buona parte della città. Dalla fine degli anni novanta, la rappresentazione è diventata una sorta di vero e proprio spettacolo teatrale di carattere itinerante, in cui si riportano in vita gli ultimi giorni della peste a Palermo, tra danze, giochi di luce, cibo tipico e tanto altro.
Le tradizioni culinarie. Durante le celebrazioni si consumano pietanze che fanno parte della tradizione popolare palermitana: la Pasta con le sarde, le lumache bollite con aglio e prezzemolo, lo sfincione, il polpo bollito, la pannocchia bollita e l’Anguria.
A Palermo, la festa liturgica in onore di Santa Rosalia, si tiene invece al Santuario a lei dedicato sul Monte Pellegrino, il 4 settembre.